Senso e vita |
Ciò che manca |
Da dove il
coraggio? |
Conoscere te |
Senso e vita
"Io
sono la porta"
La porta è un di qua e un di là.
La terra, il visibile, il sensibile, il tempo, lo spazio è di qua; il
cielo, l'invisibile, l'eterno, l'infinito è al di là.
Ma tutto è unito, conseguente, logico, vero.
La porta, che è il Cristo, domina nello stesso tempo di qua e di là con
il suo amore che al di qua è crocifisso e al di là è glorioso.
Per divenire immortali ed entrare nella gloria del Cristo Risorto ogni
uomo deve passare quella porta e chi apre e chiude è il Signore, come
dice l'Apocalisse: "se io apro nessuno chiude".
Il passaggio si chiama Pasqua e il primo a passare è stato il Cristo
Signore.
Difatti si dice: "questa è la Pasqua del Signore".
Tutto il di qua della porta ha un significato, lo puoi capire solo in
funzione e nello sviluppo dell'al di là.
Senza questo rapporto, questa continuità non puoi afferrare il reale,
consumi la tua vita senza vedere.
Le cose che sono nel tempo senza un riferimento all'eterno non
acquistano significato: sono come il nulla, foglie che seccano.
Gesù ha detto: "che vale accumulare ricchezze che i ladri rubano e la
tignola consuma?" ed ha aggiunto:" Accumulate tesori nel cielo dove
ladro non giunge né tignola consuma". (cf. Mt.6, 19ss).
La resurrezione di Cristo dà significato e vita ad ogni creatura creata
dal Padre e realizzata in vista di Lui e per Lui.
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Ciò che manca
È impressionante ai nostri tempi il numero di matrimoni messi in crisi a
pochi anni o mesi di distanza dalle nozze.
E non parlo di unioni affrettate, di errori di impostazione, di
superficialità, di paganesimo.
No, parlo di unioni ben fatte, nate nella fede, unioni di cristiani
autentici, amori luminosi, comunioni nello spirito, atteggiamenti
generosi, ecc.
Tutto è andato per un po' di tempo e poi senti dire: «Ora... non so...
non ci comprendiamo più. Ci rendiamo insopportabili l'un l'altro. Direi
che ho sposato un'altra... conoscevo un'altra... quella di ora non la
conoscevo... forse è meglio che ci separiamo».
Parole grosse, senza dubbio, ma che nascondono un fenomeno molto
semplice, specie ora in cui le realtà psicologiche hanno una parte così
predominante nella vita di relazione.
«Ho sposato un'altra...».
Ecco ciò che ti dico: hai cercato solo il positivo in lei. Ora che hai
visto il negativo, tutto crolla.
Hai sbagliato strada....
Meglio, devi ricominciare da capo... se vuoi salvarti. Devi amare in lei
gli aspetti negativi, ciò che manca.
Devi aiutarla a costruirsi, a farsi. Devi generarla nel vero amore.
Allora amerai la vera tua sposa e l'amerai dello stesso amore di Dio e
il tuo amore sarà incrollabile perché autentico.
E giunta l'ora di riscoprire lei o lui partendo proprio dai suoi lati
negativi, dalla sua povertà, dalla sua miseria.
Dio ti aiuterà, perché la sorgente è Lui.
Vedrai che il «ciò che è», è nulla rispetto a «ciò che sarà», al ciò che
non è ancora.
Provati...
Dio ti aiuterà perché la sorgente è Lui.
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Da dove il
coraggio?
Come faccio a vivere come Gesù?
Come faccio ad avere il coraggio di soffrire e di morire d'amore come
Cristo stesso?
Io così falso, così ingiusto, così avaro, così pauroso, così egoista,
così orgoglioso?
Ora capisco perché Paolo ebbe tanta forza di espressione quando giunse
al punto esatto del problema spiegandosi con i Corinzi:
«Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi
la carità sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.
E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta
la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare la
montagne, ma non avessi la carità, sono un nulla» (1 Cor 13,1-2).
Ecco dove sta il vero problema: io corro il pericolo di essere un nulla
perché non so amare.
Non chiedetevi più se credete o non credete in Dio, chiedetevi se amate
o non amate.
E se amate, non pensate ad altro, amate.
E amate sempre di più fino alla follia, quella vera che porta alla
beatitudine: la follia della Croce, che è cosciente dono di se e che
possiede la più esplosiva forza di liberazione dell'uomo.
Che questa follia d'amore passi attraverso la scoperta della propria
povertà, quella vera, quella di non saper amare, è un fatto. Ma è anche
un fatto che quando giungiamo a questo limite invalicabile dell'uomo,
interviene tutta la potenza creativa di Dio che non solo ci dice: «lo
faccio nuove tutte le cose» (Ap 21,5), ma aggiunge: «Toglierò da
voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne» (Ez 36,26).
Ed è per questo che quando amiamo sperimentiamo Dio, conosciamo Dio e il
dubbio sparisce come nebbia al sole.
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Conoscere te
Dio è l'Inconoscibile, e solo Lui può rivelarsi a me attraverso vie
tutte e solo sue, parole mai ripetute, concetti al di là di ogni
concetto.
Nella vera preghiera, quindi, mi è richiesta più passività che attività;
più silenzio che parole, più adorazione che studio, più disponibilità
che movimento, più fede che ragione.
Devo capire «a fondo» che l'autentica preghiera è frutto di un dono del
Cielo alla Terra, del Padre a suo Figlio, dello Sposo alla Sposa, di
Colui che ha a colui che non ha, del Tutto al nulla.
E più questo Tutto s'avvicina al nulla, più l'inconoscenza si fa senza
confini. Si sente che la conoscenza di Dio aumenta in noi man mano
aumenta per Lui il nostro amore; e di questa conoscenza non sappiamo dir
nulla.
Sappiamo che è una conoscenza sapida, misteriosa, personale, oscura di
Lui; ma non sapremo aggiungere sillaba. <Io mi rivelerò a voi » (cf.
Gv 14,21).
Questa «rivelazione» che Dio fa di se stesso all'uomo è l'anima, il
frutto, il respiro della preghiera così detta «contemplativa»; ed è
un'autentica anticipazione della vita eterna.
La definizione l'ha data Gesù stesso: «Questa è la vita eterna: che
conoscano Te, Padre, e Colui che hai mandato, il Cristo» ( Gv 17,
3 ).
“Se uno mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà e
verremo a lui e faremo dimora presso di lui” (Gv 14,23
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