Casetta Lauretana

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Il Sogno ONLUS

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Casetta Lauretana

Lo avevamo atteso tanto questo giorno! Lo avevamo chiuso tutti nel nostro cuore dal 2003 quando, tornati a settembre dalle vacanze, padre Renzo ce lo aveva comunicato. Ogni tanto ci arrivava la notizia che era stato trovato un luogo adatto per la sua costruzione, ma la speranza di realizzare il sogno svaniva sempre. Per questo il progetto di Padre Renzo è stato chiamato “Il Sogno”.

Abbiamo pregato tanto! Nel cuore di chi conosce e ama questo sacerdote la Casa famiglia però era già diventata una certezza! Ci siamo dati da fare in tanti perché arrivassero delle offerte concrete. Ricordo che nel Natale del 2003, in molti rinunziammo ai regali di Natale per offrire al suo progetto la cifra corrispondente ai doni, molti gli consegnarono la tredicesima intera e ci fu chi cedette i diritti d’autore di un suo libro. Il Signore ci aveva messo in cuore una attesa strana: era come se aspettassimo l’arrivo della stella Cometa.

Il terzo martedì di Aprile di quest’anno eravamo tutti riuniti in chiesa alle nove di sera per ascoltare la messa che noi chiamiamo “Messa dei giovani”: nel gruppo che segue frate Renzo siamo tutti giovani perché l’anagrafe non conta e dalla culla ai novant’anni ci rivolgiamo gli uni agli altri chiamandoci semplicemente “ciao, fraté”. Quel martedì, dicevo, vennero a messa Carlo e Loretta Ricci che più di tutti si erano dati da fare per la concretizzazione burocratica del progetto e ci comunicarono di avere trovato un luogo con tutte le caratteristiche che cercavamo. Pregammo tutti insieme quella sera, frate Renzo ancora non lo aveva visto. Solo l’indomani ci sarebbe andato. La domenica successiva nell’omelia ci comunicò che il luogo corrispondeva al sogno e che Dio lo aveva realizzato. E’ stato così che ci demmo appuntamento il primo maggio per andarlo tutti a visitare e, con una Santa Messa, consacrarlo a Dio.

Il primo Maggio è arrivato e il desiderio, le attese, la fantasia non erano state capaci di concepire tanto perché la realtà le aveva superate: un giardino vastissimo pieno di alberi di ulivo e di alberi da frutta di ogni tipo si estendeva sopra una collina amena; in uno slargo al quale si accedeva dal viale d’entrata vi era la casa: una costruzione bianca elevata su due piani e animata da una bella terrazza. Tutto intorno vi era la cerchia dei monti che stringe Marcellina in un abbraccio, eravamo forse entrati in Paradiso?

Il Signore ci ha mandato il sole e un cielo azzurro cosparso ogni tanto da soffici nuvole che qui e là ombreggiavano il prato. E’ stata una gara quella di arrivare presto, preparare l’altare, disporre i fiori, adornare il luogo con palloncini colorati, predisporre le sedie per la messa, addobbare i tavoli per la colazione, allestire un piccolo mercato per raccogliere offerte e poi… c’era chi aveva pensato alle magliette: gialle come i girasoli, con stampato in blu sul petto il logo della Casa Famiglia che la fantasia di qualcuno aveva già apprestato, e dietro, nel bel mezzo delle spalle, la scritta che ci contraddistingue: Ciao, fraté. Le abbiamo acquistate tutti, eravamo oltre duecento, le abbiamo indossate ed il giardino, come nei girasoli di Montale, è “impazzito di luce!”.

Quando frate Renzo è arrivato era commosso, la sua voce si era smorzata in un soffio e con il suo sorriso ci ha comunicato tutta la gioia che portava in cuore.

A mezzogiorno è iniziata la Santa Messa. I ragazzi di Marcellina avevano portato gli strumenti per accompagnare i canti. Il silenzio turbato dalle lacrime ci ha stretti tutti in un sentimento solo: quello era il giorno da non dimenticare, il giorno che ci avrebbe cambiata la vita e posta davanti a noi una nuova meta. Frate Renzo ci ha parlato di quello che provava, ci ha narrato come era sorto in lui quel desiderio ispirato a Lourdes dalla Madonna. Ci ha affidato la Casa Famiglia che si chiamerà “Casetta Lauretana” perché diventi Casa nostra, Casa di tutti per pregare, meditare, aiutare gli altri e riscrivere gli insegnamenti del vangelo con i nostri gesti. Al momento delle preghiere, che per noi sono sempre spontanee, tanti si sono alzati per affidare al Signore quello che avevano nel cuore, affidargli anche chi non era presente perché ammalato o impegnato ad accudire un sofferente. Così siamo arrivati alla Comunione; tutti si sono messi in fila per ricevere il Signore, ma eravamo tanti e il pane consacrato nella pisside non è bastato: qualcuno è rimasto con il desiderio di comunicarsi!

Dopo la messa vi è stata una gran festa, i tavoli si sono riempiti di ogni ben di Dio portato dalle persone, qualcuno aveva pensato al karaoke e tra canti, risate, riffe, gioia ed allegria abbiamo ringraziato il Signore che era sceso in mezzo a noi e ci teneva per la mano. 

                                                                         M. Teresa Lo Bianco