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LE FAVOLE DI FABRIZIO

 

 

Il giorno 29 gennaio 2013, alle ore 17, il libro di Elena Buia Rutt "Ti stringo la mano mentre dormi" sarà presentato in Campidoglio - sala del Carroccio. Cliccare sulla locandina per avere informazioni - LOCANDINA

 

Elena Buia Rutt è nata nel 1971 e vive a Roma. Laureata in Lettere e poi in filosofia, ha collaborato ai programmi culturali di Radio 3 e attualmente lavora a Rai Educational come autrice televisiva. Collabora a diverse riviste e quotidiani nazionali e ha pubblicato vari saggi di critica letteraria.

Ecco cosa dice di sé:

Ho iniziato a scrivere poesia proprio quando ero incinta, perché non avevo parole per esprimere lo stordimento, lo sbigottimento di quest’esperienza. La poesia è nata per me come l’unico linguaggio per cogliere, balbettare la potenza della vita che improvvisamente mi investiva e mi superava.

Aspettare un bambino è un’esperienza incredibile e ha a che fare, prima che con la categoria della dolcezza, con quelle dello stupore, dell’inquietudine e, perché no, del dramma. Per non parlare poi del corpo della donna che, nonostante la retorica della maternità, crea imbarazzo se non disprezzo quando si modifica, quando ingrassa, quando allatta, dimenticandone la “portentosità” di quel mettersi al servizio di una vita che nasce.

Da qui ho capito che essere donna vuol dire avere un’opportunità in più: un’opportunità che di solito viene interpretata come penalizzante e che non riceve adeguato riconoscimento sociale. Parlo dell’opportunità del “prendersi cura”, “un’attività” che la donna si ritrova, volente o nolente, a compiere per lo più in ambito domestico. Una fatica a cui si può resistere solo se interpretata come un’ascesi: uno spossessamento di sé in direzione di una comprensione di una pienezza maggiore.

Eppure è proprio dall’immobilità, dall’ottundimento della fatica quotidiana che, quasi per reazione, oserei direi per riscatto, si innesta in me la scintilla che apre la porta a una dimensione creativa e spirituale.

 

Il nostro Angolo letterario vuole pubblicare alcuni dei suoi versi carichi, in equilibrio ma carichi, come alberi pieni di frutti come di essi dice Claudio Damiani nella postfazione del libro "Ti stringo la mano mentre dormi", collana di poesia - fuorilinea srl.

 

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Per Miriam e Thomas

 

Io non vi vedrò invecchiare.

 

Non vi potrò sorreggere

quando le vostre gambe

tremeranno

per la stanchezza

o la paura di morire.

 

Ma forse, se per caso allora anche ci fossi,

niente chiederesti a me

che mi consumo ora

ad addomesticare il vento

che vi sferza la schiena

mentre andate a scuola.

 

E così mi chiedo

che cosa rimarrà

di questo amore selvaggio

di questo amore con gli artigli

conficcati

fino all’ultimo respiro

nella parola

figli.

 

 

Lo spazio di Dio

In questa casa

ultimamente

nessuno parla di Dio.

 

Eppure a volte all’improvviso

spingendo da puledri

la macina dei giorni

si apre nel silenzio

uno spazio d’aria

che quando

lo attraversi

sorridi piano

come nevicasse.

 

 

I giacinti

Non ricordi che tua madre

nell’orto piantava i giacinti?

 

Grossi calici a grappolo

basse cornucopie di profumo

striate di blu o di viola.

 

Eppure amavi tua madre

e nella mente eri certo

della sua passione per i bulbi.

 

Ma qualcosa - o forse lei -

ti tradiva.

Ora in te di quei giacinti sfacciati

neppure rimane il ricordo e - bocca amara, occhio nervoso -

ti dimeni in una pozza

di rimpianti senza storia.

 

 

Ti stringo la mano mentre dormi

Ti stringo la mano mentre dormi

come per dirci addio.

 

Non sembri riposare

in questo sonno bianco

dove la fatica del giorno

mi stringe ancora come morsa.

 

Ma al risveglio del mattino

una forza indissolubile

ci unisce

e ci sbilancia

in avanti e in alto

acrobati-operai

sulla maestosa impalcatura

di una bellezza

inspiegabile a noi stessi.

 

 

La porta

E anche stasera

entri stanco

dalla porta

sbilanciato dai libri e dal sollievo di essere

a casa.

 

E i bambini

ti si arrampicano sulla giacca

che sa di strada,

l’acqua bolle

la più piccola piange

e qualcuno - forse te

non accusare me -

ha di nuovo perse le chiavi

del garage.

 

Eppure

sera dopo sera

vivo in attesa

che questa porta si apra

che ci stringiamo le mani

che la giornata si compia.

 

 

Il palloncino

Nonna, io ti telefono

e tu rispondi

flebile

come mai ti ho sentita,

così

ti lego al polso

- come fossi un palloncino -

con le cose terrestri della vita

con la tosse dei bambini

con i soldi che non ci sono mai.

 

E tu docile

ti lasci tenere

per un’ultima corsa

un ultimo sorriso

mentre lo spago inizia

a strattonare –

perché il destino

di ogni palloncino

è di librarsi così in alto

nel cielo

da non potere più essere visto,

ma solo rimpianto

e poi ammirato

per la leggerezza

per la libertà

con cui va incontro all’eternità.

 

 

La casa arancione

Eppure la sera

prima del sonno

quando

arancione

la casa

si accuccia

sotto la coperta.

 

C’è un

istante

dentro cui

tutta la giornata cade –

goccia perfetta al rallentatore.

 

E in quel torpore

riconoscente

come un presentimento dal cuscino –

Il fruscio della piuma

che rompe

la pietra.

 

 

Il pesce rosso

Tutti fanno cose.

e al termine del giorno

suggellano

la pagina

con la parola fine.

 

Io invece passo il tempo

sotto al tavolo

raccogliendo i tappi dei pennarelli

caduti

ai miei bambini.

 

E ancora

e ancora.

 

Ma oggi pomeriggio

seppelliremo il pesce rosso

nel vaso del rosmarino

sul balcone.

 

Io e voi

insieme

per la prima volta

per mano –

nel gravido ventre

della morte.

 

 

New York

(per Thomas)

 

Sono sicura che te ne andrai

a vivere a New York.

Sono sicura che da grande

fluttuerai bellissimo per le strade d’America.

 

Fingendo di avermi dimenticata

scaccerai la nostalgia

dell’abbraccio di casa.

 

E io che New York non l’ho mai vista

continuerò a vivere

pensandoti

aggrappata a questa roccia

che si sgretola e che resiste

ai salti freschi

del ruscello di montagna.

 

Il sussurro ostinato dell’acqua

è te che sta chiamando

per danzare.

 

 

Grazie Elena! La tua poesia, immagine del presente che scorre libero nel quotidiano umano,

ci arricchisce e mostra al mondo la bellezza, la forza ed il mistero di essere "donna" nel progetto di Dio.

M. Teresa Lo Bianco