     
     
     
     
   
Scegli l’amore

Persa in una vita distratta
non ti cercavo Dio:
e un giorno mi hai cercato tu.
Assorta nei progetti del mondo
non ti pensavo Dio:
e il mio nome era sempre sulle tue
labbra.
Senza la tua luce
il cuore si era spento
e le tue carezze lo hanno ridestato.
Scelta da te mi sono innamorata,
tra le tue braccia mi sono abbandonata,
sotto la Croce mi sono inginocchiata
e ho pianto.

PAZZIA D'AMORE
.jpg)
Nuvole rosate
che viaggiano nel cielo
volteggiano veloci
per toccarsi
intrecciarsi
assumere
sembianze umane
amarsi
e rimettersi in viaggio.
Spuma di mare
che s’innalza
si arrotola
si piega su se stessa
fa esplodere il suo ventre
s’infrange sulla riva
e poi si placa
nella salinità di un bacio.
Delirio d’un corpo
che Dio rapisce
solleva
esalta
vince
distende
e nel desiderio appagato
ricongiunge a Sé.
Follia di un cuore
che si tuffa nell’energia del sole
ne raccoglie i raggi al suo tramonto
li intreccia
li modella
se ne veste
e nel fuoco che lo divora
trasfigura l’anima.
Pazzia di Dio
fiamma che divampa
sete che non si spegne
dolcezza che annienta le paure
sublimità che eleva nelle altezze
tu mi hai sedotto
e dal vento possente del tuo amore
mi lascio trasportare.

RISORTO PER TE

Sono risorto
per te
che sei
fuggito dalla tua terra
insicura e
grondante di sangue;
per te che
sei emarginato, infelice, solo e disperato;
per te che
sei malato ed abbandonato dai fratelli
in un
ospedale
in una
infermeria
in un ospizio
con le sbarre alle finestre;
per te che
sei affamato
e tutto il
cibo che ti viene offerto è stato contaminato;
per te che mi
ami
e non puoi
praticare la tua fede perché sei perseguitato;
per te che
hai un bambino handicappato,
un figlio
drogato o alienato;
per te che
hai bisogno di aiuto
perché sei
nato senza mani e devi essere imboccato;
per te che
sei carrozzellato
e non puoi
correre tra i boschi,
nei prati o
in mezzo ai fiori che io ho creato;
per te,
ancora, che mi hai abbandonato
perché non ti
sei accorto quanto ti ho sempre amato!
Sono il tuo
Dio,
sono il tuo
amico,
il tuo
fratello che è venuto in terra
perché non
poteva abbandonarti al tuo peccato.
Sono Colui
che è morto per te
e che è
risuscitato per renderti immortale
e farti come
me:
erede del
Regno dell’Amore
quel Regno
che
al principio
dei tempi
il Padre mio
ha creato
e io voglio
condividere con te!

FERMATI!

Dove stai andando figlio che scappi dal tuo nome
figlio che non ti conosci e non sai che ti sto cercando,
dove stai andando ragazzo ancora imberbe
che ti stordisci nel rumore del mondo
che non ti chiedi perché ti ho creato
ed hai perso la libertà di essere te stesso.
Fermati in riva al mare
siediti sulla sabbia umida
e fatti lambire i piedi dalla spuma bianca,
guarda il disco del sole che s’incendia nell’ora del tramonto,
ed ascolta la voce che ti chiama:
sentirai il nome che ho pronunziato Io
quando ti ho sentito piangere per la prima volta
è il nome che ripeto ogni mattina per donarti il buon giorno.
Sono il tuo Dio,
voglio affrancare la tua vita incatenata al ceppo,
riempire quel vuoto che ti dà dolore
farti gustare la gioia di essere mio figlio
e rivelarti che appartieni al Cielo.
Sono il Creatore che si è fatto creatura per essere tuo amico,
sono il Signore che ti chiede di lasciarti amare
perché se tu spegni la luce che ho acceso nei tuoi occhi
nel firmamento mancherà una stella
e nel mio cuore mancherà mio figlio.


Vita!
Tenera foglia verde, gentile,
irrorata dalla linfa che ti dà alimento,
sei attaccata ad un ramo con una presa tenue,
sei sbattuta dal vento,
percossa dalla pioggia,
riscaldata dal sole!
Basta che una mano distratta
ti tiri con violenza
e ti stacchi, deperisci e muori.
Eppure, per un gioco del mistero
non penetrato dalla nostra mente,
sei tutelata, curata, amata dal Signore.
Lui ti tiene salda, incollata al tuo ramo,
ti mantiene libera,
piena di bellezza
e non permette che tu venga strappata
se puoi servire ancora
a mostrare il verde del tuo cuore
a chi ha perso la speranza in te.

GETZEMANI: L'AMICO

Quando nel cuore
ho un vuoto, io ti cerco.
Se
mi commuovo, anche i tuoi occhi brillano.
Quando
gioisco, il tuo cuore esulta
e se sorrido sei felice per me.
Oggi sei tu che hai bisogno di
me:
mi chiami con una voce fioca
ed il tuo viso è imperlato di
sudore scuro
mi stringi la mano per sentirne
il calore...
Eccomi Signore! Io ti porgo la spalla,
poggia lì il tuo capo stanco,
e, per una volta,
trova conforto in me!


Volto
del mio Dio stravolto dal dolore ti contemplo
e patisco nelle mie carni la tua pena,
la sento bruciare dentro
e vorrei medicarti le ferite.
Come faccio a levarti dal capo la corona
senza strapparti la carne trafitta dalle spine?
Come faccio a tamponare il sangue che ti riga il viso,
sgorga dal tuo naso tumefatto e dalla bocca che prega?
Come faccio a staccare i chiodi che ti stirano le braccia
e in un dolore senza fine ti dilaniano i polsi?
E i tuoi piedi trafitti?
Quei piedi amati che hanno raggiunto i disperati
che ti hanno portato per le strade impervie
e sono stati lavati dalle lacrime salate dei reietti della
società,
i tuoi piedi li vedo sanguinare inchiodati al legno…
Vorrei essere io ad accarezzarli
a staccare quei chiodi e ristorarli!
Non conosco la maniera per poterlo fare
non conosco la strada per poterti aiutare
conosco solo lo strazio del tuo restare in croce.
………..
Figlio! Grazie del tuo amore che mi dà conforto,
se mi guardi mi riscaldi il cuore,
se contempli il mio Corpo crocifisso
riaccendi nel mondo la speranza della redenzione.
Ogni carezza che tu doni a un malato
spande un balsamo fresco sulle mie ferite,
ogni parola gentile pronunciata
toglie una spina dal mio capo,
ogni atto di umiltà e di pace
deterge il sangue che mi brucia in viso,
ogni volta che abbracci un fratello
tutto il mio corpo si rilassa ed io ti benedico.
Continua a pregare il Padre Nostro,
con Lui il dolore viene trasformato
metti nella Sua santa volontà il tuo cammino
e non temere…
la mia sofferenza non sarà dispersa
è stata portata in cielo con la mia ascensione
brilla come faro potente per attirarvi tutti
ed è già
per voi caparra di resurrezione.

ANNIVERSARIO

Il mio tempo scorre tra le tue dita, Gesù!
Al tuo telaio, Tu intessi la mia vita!
Io te l’ho donata perché era rimasta vuota
e tu l’hai riempita delle tue delizie,
te l’ho offerta per sentirne il profumo
che si era perso nel turbine stonato delle ore.
Tu l’hai accolta per renderla preziosa,
e l’hai voluta incidere nel tuo sacro Cuore,
ne hai tratto la bellezza per farne una corona
da cingere sul Capo ferito dalle spine.
Mentre la contemplo il mio cuore trema e…
non la riconosco.
Ti chiedo notte e giorno a chi appartiene
e tu mi rispondi sempre: “appartiene a me!”.
Ti appartengo, Signore
e con te voglio dormire sul cuscino…,
con te voglio sollevarmi in volo
e pregare per chi non ti conosce.
Ardo dal desiderio di intenerirti il cuore
correndoti incontro con le braccia tese
per offrirmi in dono.
Ti ringrazio, Signore, per questo anniversario
che ricorda il tuo accogliere me come tua sposa.
Ti ringrazio, Gesù, per avere legato la mia mano
a quella di un pastore che mi ha svelato il tuo mistero,
insieme a lui abbracciamo i tuoi piedi e vi poniamo un bacio,
adoriamo il tuo Corpo e ci scordiamo delle cose del mondo
… inebriati dall’intensità del Tuo profumo.

Era un giorno normale,
ti eri alzata di buon’ora
e percepivi nell’anima un’attesa strana,
tutto sembrava dovere continuare
come ti aveva abituata la tua giovane età,
ma quel giorno apparteneva a Dio,
lo aveva programmato per salvare l’intera umanità.
Fu così che un Angelo ti apparve ed aspettò il tuo sì.
Tu sentisti nel ventre un gran calore
e con dolcezza vi poggiasti la mano.
Da quel momento fosti trasformata
e siglasti il tuo patto d’amore con la Trinità.
Maria, Madre nostra,
nel partorire il Figlio di Dio
ci hai partoriti tutti
e ci hai legati a Lui.
Noi ti imploriamo di non lasciarci soli,
di vegliare su ognuno di noi
come una mamma veglia il suo bambino,
lo alimenta, lo riscalda, lo conforta
e gli insegna i valori della vita.
Dacci la mano e non pensare mai
che siamo cresciuti al punto di potere camminare soli,
noi siamo rimasti i tuoi bambini,
bisognosi di aiuto,
incapaci di scegliere la strada
e guardiamo ai tuoi occhi
per cogliervi il consenso
a tutte le incertezza del nostro quotidiano.

Non ti lasciamo Terra Benedetta,
portiamo con noi il profumo delle tue vallate,
dei gigli che sbocciano spontanei nei tuoi prati;
portiamo con noi il colore del cielo
e la luce dorata che si riflette sulle acque del lago;
ci siamo caricati dell’energia che si sprigiona dai santuari,
e nei nostri occhi sono rimaste impresse
orme di piedi scalzi nel deserto
e lo stupore di una tomba vuota.
Portiamo via con noi il tuo Volto Signore,
il tuo sguardo addolorato che ci interroga,
il tuo cuore trafitto che chiede di essere sanato
e il grido di dolore di chi abita una patria
incatenata a un muro.


Ti vedo bello Signore:
bello nel seno verginale di tua madre,
bello nella culla fatta di povera paglia,
bello, quando fanciullo, ti rotoli nei campi.
Ti vedo bello sul tuo lago,
bello quando chiudi gli occhi in mezzo alla tempesta,
bello nell’abbraccio scherzoso dei bambini,
bello quando guarisci i tuoi fratelli,
bello quando ti fermi per pregare,
bello quando incontri il dolore e domandi perché.
Ti vedo bello quando fissi il tuo sguardo
e nessuno è più capace di parlare,
bello quando ti commuovi,
bello quando scrivi sulla sabbia il nome di una donna
che riacquista la vita e la consacra a te.
Vedo il tuo volto irradiare amore
quando spezzi con le mani il tuo Corpo
e lo distribuisci prima di farti ammazzare.
Bello quando porgi il tuo sangue in una coppa
e, brindando alla morte, ci rendi immortali.
Bello quando alzi gli occhi al cielo
sfigurato
,
perdoni i tuoi carnefici
e gridi a Dio
perché ti abbia lasciato solo
e, come reietto, ti abbia abbandonato.
Ti vedo bello Gesù,
splendente di una luce che sbianca l’universo,
avvolto in un mistero che intimorisce il cuore,
morbido e caldo come le piume di una coltre che mi avvolge,
forte come l’abbraccio di un gigante,
ti vedo innamorato…
come il mio unico Dio che mi ha creato.

Tu esplodi nella mia anima Signore
senza che ti abbia chiamato!
Mi accendi un desiderio di preghiera
che diventa ascolto
perché non sono io che parlo
ma sei tu che vuoi comunicare con me.
Socchiudo i miei occhi con il cuore in festa,
dimmi Gesù, perché hai bussato alla mia porta?
Forse vuoi solo darmi una carezza…
forse vuoi rispondere alle mie richieste…
quali fra le tante?
Vuoi forse risvegliare dal coma quella sposa?
Vuoi forse guarire quel bambino?
Vuoi forse ridare la vita a quel giovane operato?
Vuoi forse medicare il cuore del drogato?
Vuoi forse dare un tetto al disperato?
Gesù, amico, compagno,
figlio della mia maternità,
tu fai molto di più:
tu diventi custode delle tue creature,
tu stendi la mano e incendi le coscienze,
tu ti trasformi in sole che illumina la via,
tu dipani il filo della nostra storia,
tu accendi la speranza che ci porta lontano.
Non ti chiedo niente
rimango in silenzio
e
mi nascondo in te.
LO
SGUARDO

Non usate parole per annunciare Cristo,
non parlate di lui con formulazioni
con gesti esteriori
con genuflessioni.
Raccontatelo con lo sguardo,
con la luce che si accende negli occhi
che svela i segreti dell’anima
e li trasmette ai cuori.
Non usate gli scritti
per narrarne la storia,
lasciate da parte la mente
per dipingerne il volto.
Guardate in silenzio
chi ve ne chiede il nome
e rispondete con gli occhi
che si chiama AMORE!

IL TUO SANGUE VERSATO

Lo hai versato tutto il tuo sangue, Signore!
Lo hai versato per me.
Io non me ne sono accorto
ed ho continuato a vivere
come se nulla fosse stato,
…mi pesava pensare che
fossi
morto per me!
Lo hai versato tutto per amore,
senza risparmiarti le ingiurie,
le umiliazioni, le torture
…io ho distolto la mente,
non volevo rattristarmi per te!
Passando davanti a un Crocifisso
mi son detto:
ma era proprio necessario?
Io non te lo avevo chiesto!
Ed ho messo a posto la coscienza
pensando che forse avevi esagerato
a
morire per me.
Poi un giorno ho avuto una visione:
mi è sembrato che la natura fosse contaminata,
che i fiori fossero appassiti ed i prati bruciati,
che gli alberi non dessero più frutto,
gli uccelli sbattessero le ali in fin di vita,
i bambini tacessero malati
e l’uomo, carico di piaghe,
stesse cercando l’acqua per lenire le ferite.
L’acqua però non sgorgava più dalla sorgente,
i fiumi melmosi e imputriditi esalavano l’odore della
morte,
e i mari, luccicando impietosi,
si erano trasformati in un ammasso di sale.
Fu allora che ho sentito una fitta bucarmi l’anima,
mi sono steso sul terreno,
appiattito per diventare un niente a contatto del suolo,
ho dato sfogo alle mie lacrime e ti ho invocato!
Perdonami Signore, ti ho gridato,
solo ora comprendo che sei corso in mio aiuto,
ti sei fatto uomo ed hai dato la tua vita
per salvare il creato.
Il mondo era malato e tu hai voluto guarirlo,
l’uomo era sul suo letto di morte e tu lo hai
risvegliato,
la vita si stava estinguendo
e tu vi hai trasfuso la tua e l’hai rigenerata.
Cosa ti ha indotto Signore a fare tanto per me?
Potevi lasciare che andassimo in rovina,
potevi volgere il tuo sguardo altrove
e
deliziarti della tua maestà,
potevi fare tornare polvere la tua creatura
e
scordarti di noi.
Tu invece sei venuto a cercarci…
e
hai preso il nostro sembiante per amarci.
Ci hai esaltato volendoti abbassare,
ci hai resi preziosi volendoci servire,
ci hai divinizzati offrendoci la vita,
ci hai aperto il tuo regno pur sapendo
che ti avremmo inchiodato su una croce.
Gesù! Come è prezioso il tuo Sangue!
Gesù! Come è grande il tuo dono!
Gesù! Come è sorprendente il tuo perdono!
Gesù! Come è folle il tuo amore!
Gesù! Come è misterioso il tuo disegno!
Gesù! Come ti ringrazio di esserti fatto uomo!

IN ASCOLTO...

Sono sempre in ascolto
anche quando pensi che ti sono lontano;
sono sempre al tuo fianco
anche quando pensi che ti ho abbandonato.
Se mi parli, ogni tua parola mi fa vibrare il cuore,
se mi invochi, ogni tuo desiderio mi fa chinare su di te.
Ti tengo tra le braccia come un figlio amato
e, se non rispondo, è perché non posso sempre darti quello che
tu vuoi,
a
volte le tue richieste ti farebbero male.
Abbi fiducia in me:
se il mondo ti mette in croce
Io ti vengo a salvare;
se l’uomo ti tradisce
Io ti sono fedele;
se l’amico ti volta le spalle
Io ti apro il mio cuore.
Continua a farmi arrivare la tua voce,
amo tutto di te,
le tue lacrime, le tue risate, le tue illusioni, la tua
fragilità.
Non mi stanco mai di benedirti, di chiamarti per nome,
di farti provare quell’ansia misteriosa che ti tormenta l’anima.
Quando senti dentro di te un vuoto
sono io che mi fermo alla tua porta.
Quando ti senti solo
sono io che preparo la mia entrata.
Riconosci il tocco leggero della mia mano che bussa?
Aspetto con ansia che tu mi socchiuda l’uscio,
io lo spalanco allora,
invado la tua casa,
la riempio della mia energia,
ti dono la mia forza,
ti trasmetto la mia Parola
e
mi fermo con te.

ANNUNCIAZIONE

Cosa facevi Maria in quel momento benedetto?
Ti aggiravi per casa indaffarata
e mentre riordinavi le stoviglie
pensavi al tuo sposo un po’ lontano?
Eri seduta intenta a rammendare
e con la mente ti innalzavi a Dio?
O ti apprestavi a prendere il mantello
per andare alla fonte a chiacchierare?
Dolce fanciulla sbocciata come un fiore,
ti aprivi alla vita con fiducia,
credevi che il mondo fosse bello,
serbatoio d’amore e d’amicizia
fonte infinita di fraternità.
Ti ha fermata una luce, un fruscio d’ale,
sei rimasta interdetta, spaventata,
hai passato una mano sulla fronte
come a scacciare un sogno o una visione,
poi l’esultanza ti ha invaso la persona
ed hai compreso che era la realtà.
Hai sorriso stordita,
mentre il rossore ti accendeva il viso
e la tua fronte scottava come un fuoco.
Hai piegato il ginocchio
ed il tuo cuore ha rallentato il battito,
Dio ti ha parlato nascosto da una nube
ed ha aspettato che dicessi “Sì”.
Il mondo ha tremato, ha trattenuto il fiato.
Il sole è sbiancato coperto dalla luna,
un silenzio irreale ha avvolto la natura
e gli angeli di Dio hanno pregato te:
“Maria”, ti han detto
“da te dipende la salvezza,
da te la gioia, l’amore, la speranza,
accetta il seme che genera la vita
accogli il figlio che ti dona Dio”.
Non hai pensato, non hai dubitato,
con gli occhi bassi ti sei fatta serva,
piccola, umile, donna come tutte,
hai detto “Fiat”, ti dono la mia vita,
sia fatto su di me ciò che tu vuoi,
prendimi Dio, ricoprimi di te,
fammi strumento della tua bontà.
Per un momento la luce si è offuscata
e un fremito ti ha invaso la persona,
a stento ti sei rimessa in piedi
e nell’alzarti ti sei appoggiata a un vaso
che spinto dal tuo peso inaspettato
è finito a terra frantumato.
Ti sei chinata per raccoglierne i pezzi
e nel guardarli attenta ad uno ad uno
hai visto che su tutti si era formato un segno
due linee che si toccavano nel centro
e avevano la forma di una CROCE.
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