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La Comunione dei Santi | Una Visione | Anna: la morte come dono | Mistero | Le mani legate | Ho fatto un sogno |
(Domenica delle Palme) Eri felice Maria quel giorno, tuo figlio era osannato, festeggiato, amato dalla gente che correva con le palme in mano. Eri orgogliosa di essere sua madre, ringraziavi Dio Padre di averti scelto tra tutte le fanciulle per mettere al mondo quel gran capolavoro. Le donne ti attorniavano, i loro occhi sostavano incantati su Gesù, tante se n’erano anche innamorate… Lo sguardo di tuo figlio si è fermato su di te e ti sei chiesta come mai non fosse illuminato dalla gioia, anzi fosse proprio triste ed una lacrima brillasse intrappolata tra le ciglia. Non ti sei interrogata, non hai approfondito il tuo pensiero e lo hai mandato indietro perché non disturbasse la tua gioia… eri abituata a non capire la vita di tuo figlio, il suo comportamento per te era un mistero. A volte ricordavi le parole arcane che l’angelo di Dio un giorno ti aveva sussurrato… si erano tutte rivelate vere! Nella tua mente, ogni tanto, una previsione si affacciava: ti avevano detto al Tempio che una spada affilata sarebbe penetrata nel tuo cuore! Quel giorno tuttavia non volevi pensarci, tutto era bello, il sole sfolgorava, la primavera prorompente pennellava i prati, il profumo dell’erba saliva alle tue narici e ti inebriava, la tua vista veniva allietata dai i rami verdi che sventolavano nell'aria.
(Venerdì Santo) Non credevi fosse vero, quelle urla ti squarciavano il cuore, ti guardavi intorno frastornata e riconoscevi in quella folla inferocita il volto di alcune persone che si erano fermate ad osannare tuo figlio pochi giorni prima… “Perché ora gridano Crucifige, ti sei domandata?”. Poi hai visto Gesù con sulle spalle legato il palo della croce, lui, il figlio che ti aveva dato Dio, la creatura divina che lo Spirito aveva innestato nel tuo seno e che l’Angelo di Dio ti aveva annunciato in una notte chiara inondata dai raggi della luna. Lo hai seguito tremando, correndo in avanti per carpirne lo sguardo; Figlio! Lo chiamavi, sono tua madre! Guardami Gesù, che ti hanno fatto! Guardalo Dio e dimmi perché, dimmi che succede. Solo gli insulti arrivavano al tuo orecchio, la gente ti guardava con disprezzo ed insultava anche te. Quando sei arrivata sulla collina del Cranio hai chiuso gli occhi ed hai sentito che le forze ti venivano meno, non volevi ascoltare le grida di dolore provocate dai chiodi che foravano i polsi, non volevi accettare la sua crocefissione. Quando il corpo straziato che avevi dato alla luce è stato issato sul palo fissato sul terreno, ti sei fatta vicina e lo hai ascoltato. È allora che hai capito che quel sacrificio era un atto d’amore, quando additandoti Giovanni ti ha consegnato il fratello da custodire come un figlio e ti ha chiesto di diventarne madre… sì, ti affidava l’intera umanità!
(Pasqua di Resurrezione) Dopo tre giorni, nella tomba era rimasto solo un lenzuolo vuoto, afflosciato, intatto, da cui un corpo si era involato senza averlo sfiorato. Tuo figlio non c’era più, era risorto. La ferita inferta al tuo cuore, d’improvviso, si è rimarginata ed il sorriso ha ripreso ad illuminarti il volto. Aspettavi con ansia che ti apparisse per poterlo adorare, volevi inginocchiarti davanti a Lui e ringraziarlo di avere scelto te per essere sua madre. Mentre eri in preghiera, Lui è arrivato. Non te ne sei accorta perché l’uscio era sbarrato. Hai sentito il profumo lieve che emanano le valli in primavera ed una luce intensa ti ha fatto aprire gli occhi: davanti a te c’era, inginocchiato, il creatore del mondo, ti afferrava la mano e la pressava al cuore! Ti sei alzata piano dal sedile di pietra e ti sei messa in ginocchio accanto a Lui: non avevi più lacrime negli occhi, nemmeno una parola si formulava sul tuo labbro, eravate diventati una persona sola: la Madre e il Figlio uniti nell’amore e fattisi dono per l’umanità.
Sorgente di luce Ho chiuso gli occhi, Dio, e mi sei apparso inchiodato in croce, il dolore dal tuo viso era sparito e una gran luce usciva da una piaga inferta al tuo costato: era come una cascata d’argento che si andava allargando, si riversava sulla terra e l’inondava. Le persone venivano bagnate dalle acque scroscianti sopra il capo e alzavano le braccia al cielo per farsi scivolare addosso quella fonte di bellezza e di ristoro. I muti riacquistavano la voce, gli storpi camminavano, i malati si alzavano dal letto pieni di energia, gli ospedali venivano svuotati, i bambini si prendevano per mano e giravano in tondo cantando a gola piena. I fiori sbocciavano sui prati che erano innevati, gli alberi si riempivano di foglie ed era inverno, le rose sbocciavano tra i rovi e, nei cieli, gli uccelli dai colori accesi danzavano festosi insieme alle farfalle. Poi nel bel mezzo di quella spuma bianca si intravide una folla muta, con i visi pieni di paura, con una piega amara sulla bocca, cercava di ripararsi con le braccia per non farsi toccare da quell’acqua, era la folla dei lontani, di coloro che non avevano mai creduto nell’Amore, che ti avevano deriso ed umiliato, mio Signore! Sono bastate poche gocce, schizzate inavvertitamente, per distendere loro le mani rattrappite, per accendere loro i visi senza vita, per aprire loro gli occhi che non volevano guardare il tuo splendore. Piano, ad uno ad uno li ho visti inginocchiare ai piedi della croce, tenevano il capo basso e gli occhi chiusi, non osavano posare lo sguardo sulla ferita aperta del tuo petto che proiettava luce sulle loro paure. Fu allora che udii una melodia: era soave, mormorata da voci di bambini, forse erano le voci di quei figli richiamati in cielo innanzi tempo per popolarlo di angeli gioiosi. Fissai la croce e non ti vidi più. Tu eri sceso a terra Dio, eri andato incontro a chi ti era stato lontano, non ti aveva cercato, non aveva creduto nel tuo amore. Ti ho trovato seduto sul terreno che emanava gli odori delle piogge d’autunno, eri in mezzo a quel tuo gregge che si era perduto, eri lì con le tue braccia aperte, proiettate in avanti, pronte ad accoglierli tutti e stringerli con gioia al tuo seno piagato. |
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Stavo pensando al mio Signore e ebbi una visione: lo vidi, per incanto, nel momento esatto in cui, in un impeto d’amore, mi trasmise la vita. Lo seguii con attenzione mentre prendeva una piccola porzione del suo grande Spirito e la imprigionava nel mio corpo: essa era così piena di energia che modellò la mia persona, la fece lievitare, la rese luminosa e la mise in cammino. Io capii, d’improvviso, che dovevo abbandonarmi a Dio, conformarmi alla Sua volontà per avvertire tutta la grandezza del Suo dono, per sentire il cuore dilatarsi ed accogliere il mistero di quell’istante eterno in cui, in un anelito sublime, Dio mi diede Sé Stesso e, guardandomi commosso, si compiacque perché si era accorto di avere fatto qualcosa di molto bello e grande… di avere generato una creatura che aveva il Suo sembiante!
Questo pensiero mi illuminò la mente mentre, in alto nel cielo, i tuoni
si rincorrevano in un fragore inquietante e, al di sotto delle nuvole
nere, il sole continuava a splendere. |
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Era Pasqua, la tua Santa Pasqua Gesù e le porte della basilica di San Pietro erano spalancate, le campane suonavano a gran festa. Sul portone centrale c’era una figura vestita di bianco che con uno sguardo pieno d’amore ed un sorriso buono salutava con un cenno del capo una folla misera che entrava. L’interno della basilica era tutta apparecchiata, tante tavole imbandite con le tovaglie bianche spiccavano tra i marmi e su di esse fiori sgargianti le abbellivano. Le persone, composte, prendevano posto intorno ai tavoli ed erano commosse perché sapevano che l’invito veniva da Te Signore, eri Tu il padrone di casa. Per grazia divina non c’era un tavolo riservato alle autorità, ma i volti noti erano in mezzo ai tuoi poveri e sorridevano tenendo tra le mani dei vassoi carichi di vivande, erano lì per servire come avevi fatto tu! Che spettacolo grandioso, che gioia tra la gente, che esultanza nella città. Il mondo si è fermato e sui monitor accesi di tutte le famiglie in tutte le nazioni si è gridato al miracolo mentre i commentatori dicevano: “Cristo è veramente risorto, è qui con noi per mostrarci la strada e per lasciarci il suo Messaggio!”. |
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Un giorno benedetto una scintilla di Dio uscì dalla Sua Persona e accese la mia vita. Non sapevo, quando arrivai su questa terra, che il Signore genera la vita attraverso il suo Amore. Sono cresciuta tra la gente, ho incontrato compagni di gioco, di studio, di lavoro e di cammino, tutti creati nello stesso modo, tutti alimentati dalla stessa Luce. Che il corpo fosse soggetto alle sofferenze, alle malattie, fosse caduco e un giorno rimanesse senza vita l’ho appreso a poco a poco, ma che dentro al corpo ci fosse impressa l’impronta di Dio, questo non lo sapevo, nessuno me lo aveva spiegato ed io il Signore non lo avevo incontrato. Poi un giorno quella scintilla prese fuoco, bruciò tutto il mio passato, fece deserto intorno a sé ed io scoprii un’orma che brillava. Non aveva una forma, era un’energia che, come se fosse attratta da una calamita, mi proiettava negli spazi aperti staccandomi dal suolo. Era così forte, così potente che arrestava il pensiero, lasciava da parte la ragione e mi inglobava in un TUTTO divino che era Dio. Questa scoperta mi inondò di gioia ed i miei occhi si mossero veloci per cercare altre orme, altre scintille, altre energie negli occhi dei fratelli che erano al mio fianco. Mi accorsi allora che sulla terra Dio aveva riversato tanta luce, aveva impegnato tutto il Cuore e che in ognuno di noi era rimasta incisa la gioia del Suo sguardo. Tutta questa forza non era bloccata dalle barriere che il corpo con le sue fragilità, i suoi confini, la sua immagine fatta di limiti sembrava imporre al cuore della gente, no, trasbordava dall’anima dell’uomo e si univa a quella del vicino, ne bucava le difese e volava verso il cielo per riunirsi all’energia di Dio, da dove un giorno era partita. Capii allora cosa fosse la Comunione dei Santi. Come tutta la forza delle nostre anime fosse concentrica e ruotasse vertiginosamente intorno al Nucleo Divino che l’aveva voluta fare abitare dentro un corpo; come quell’energia anelasse a superare le barriere e a ricongiungersi con il Suo Creatore per apportargli tutta la luce che aveva fatta brillare sulla terra. Luci diverse, luci personali, fiammelle tremolanti, fari vistosi ed abbaglianti, luci in cammino per sfociare nell’abbraccio di un Padre. Capii il valore della preghiera che si unisce in una sinfonia prima di approdare in Paradiso per commuovere quel Cuore grande che ci segue, che pulsa insieme al nostro, che soffre insieme a noi e che ci attende per farci riposare per sempre nel Suo porto sicuro. |
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Ho vinto la morte, dice Gesù. Seguitemi! Ci ripete più volte. Noi gli chiediamo <<Dove, Maestro, dove vuoi che ti seguiamo?>>. Siamo a Pasqua e Lui è risorto. Seguire Gesù significa: “Andare con Lui al di là della morte”. Se tutta la nostra vita è la ricerca di Dio, se il cristiano con il battesimo si mette alla sequela di Gesù, la morte diventa il momento più bello della vita. È l’attimo dell’incontro, dell’abbraccio, del “venite Benedetti!”. Perché allora abbiamo paura di morire? Forse qualcuno nel corso della vita ci ha parlato troppo di “castigo” e poco “della paternità di Dio”. Ma a chi dobbiamo credere noi cristiani? Alle parole di Gesù o a quello che abbiamo sentito pronunziare dal mondo? Un giorno il Maestro ha insegnato a pregare ai suoi seguaci e la sua invocazione a Dio è iniziata con “Padre Nostro”. Tutto il suo insegnamento si è basato sull’amore del Padre per i suoi figli e prima di morire ha chiesto al Padre che chi lo ama diventi una sola cosa con lui come una sola cosa sono loro due: Io unito a loro e tu unito a me!. E’ questo il testamento che ci ha lasciato. Gesù non ci ha mai ingannati e noi dobbiamo riposare in lui e abbandonare il nostro cuore in quello suo, non possiamo temere! Nel mondo c’è una schiera enorme di santi che cammina e il suo vessillo è la croce di Cristo portata diritta sulla spalla con il sorriso in viso. Penso ad Anna, è morta a 96 anni in un’ospizio. Era in carrozzella, le gambe paralizzate, solo una mano era rimasta capace di seguire la sua mente, dagli occhi vedeva solo debolissime ombre e quando sorrideva mostrava tutta la sua ricchezza: un dente d’oro che solo gli era rimasto nella bocca. Voleva morire, ma non ci riusciva. Quando andavo a trovarla sembrava che ricevesse un dono perché per qualche ora la sua solitudine veniva alleviata. Mi diceva di pregare per lei perché Dio mettesse fine al suo tormento, ma sorrideva sempre. Il suo volto emanava luce ed i suoi occhi brillavano anche se la vista da lungo tempo vi si era spenta. L’ultima volta che sono andata a trovarla le ho chiesto se mi permetteva di scattarle una foto. Ne fu felice e si mise in posa nel lettino con le sbarre che da qualche tempo non abbandonava più. Forse sapeva che mi avrebbe così lasciato il suo ricordo. Ho pregato a lungo il mio Signore perché l’esaudisse, se la stringesse al cuore e in quell’abbraccio la rapisse dal mondo. Non immaginavo però che il Signore esaudisse così presto la mia preghiera. Anna è morta in silenzio ed io non l’ho saputo. Nessuno me lo ha detto ed io continuavo a chiedere a Gesù di portarla via, mentre lei già era arrivata in Paradiso. Non ho assistito al suo funerale, non le ho portato un fiore ed ora piango per lei di commozione. Le mie lacrime accompagnano quest’amica in cielo e mi domando perché sono così turbata, perché piango invece di essere felice. La risposta è semplice, avrei voluto saperlo prima, vivere con lei il suo passaggio nella nuova vita, sapere che aveva smesso di soffrire e al momento del trapasso dirle con amore: ora sei tu che pregherai per me, che mi sorriderai dal cielo, hai smesso di temere perché è tutto vero, sei giunta alla tua meta, il posto che ti ha preparato Gesù è in prima fila, proprio accanto a lui nella luce gloriosa della Resurrezione. |
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MisteroMistero, ti accolgo nella mia vita e mi rifugio in te. Abbandono la voglia di capire, l’orgoglio di sentirmi intelligente, l’arroganza di volermi alzare fino a te per gridarti che io sola valgo e non ti devo ringraziare, la caparbietà di non alzare lo sguardo al cielo per ringraziarti del dono della vita ed offrirti tutta la mia povertà, i miei limiti, il mio niente ritrovato. Mistero che mi avvolgi, che dirigi la mia vita e rispondi sempre alla mia preghiera, non voglio penetrarti, rinunzio alla curiosità di toccare con la mano il mantello che ti nasconde alla mia vista, rimango sulla porta ad aspettare il giorno in cui cadrà il velo dai miei occhi ed io potrò superare la tua soglia. Vivo il mio presente abbandonata nell’abbraccio del Signore che veglia sulle mie scelte dal profondo della mia coscienza. Gioisco insieme a lui e soffro con il fratello disperato. Fisso i miei occhi nello sguardo ineffabile di Dio che mi risveglia la mattina e muove le mie labbra in una lode, li abbasso per farlo entrare nel profondo del cuore, li chiudo per non perderne la luce. Cerco nel mondo gli occhi di chi incontro, li attiro a me per mostrargli la luce che mi hai dato, ti chiedo di aprirli come hai aperti i miei e di portarli fino alla soglia del mistero per farti incontrare. |
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Camminavo per strada e in un angolo, scolpita sopra un muro, ho visto la tua figura Signore, era mesta con il capo chino, una corona di spine sulla testa e sembrava volesse mostrarmi le sue braccia perché le alzava un poco per attirare la mia attenzione: è allora che mi sono accorta che erano legate all’altezza del polso e le mani erano così impedite dall’elargire doni. Mi si è squarciato un velo, ho capito perché il dolore nel mondo, ho compreso perché tu non rispondi, perché ci sentiamo soli e perché il cuore ci si è raffreddato dentro al petto, si è rattrappito, è diventato triste, senza più speranza e desideri: ti abbiamo legate le mani mio Gesù! Te le abbiamo legate con la nostra indifferenza, con l’egoismo delle nostre azioni, con l’arroganza dei nostri pensieri, con l’amore morboso per le cose che come idoli dorati ci hanno rubata l’anima e fatto scordare te. Forse a Natale sulla paglia dorata nascerai con i polsi già segnati da una fune che li stringe e nei tuoi occhi non vi sarà la gioia di venirci a salvare. Signore, aiutaci, non ci abbandonare, lascia che io chiami a gran voce i miei fratelli per sciogliere i legacci che ti hanno relegato nell’oblio, per liberarti Gesù dalle nostre colpe e restituirti l’amore che sei venuto a cercare. |