INNI

ICONA DELLA CAPPELLA DEI TRE GERARCHI CICLO DELL’AKATHISTOS
Monastero di Barlaam (Meteore)
Opera di padre Giovanni di Stagon (Kalambaka) e dei suoi figli, 1637

INNO AKATHISTOS

L’inno a-kathistos - Non stando seduti (Non stando seduti in segno di riverenza per l’Incarnazione di Dio annunziata dall’Angelo ma anche perché esso viene cantato stando in piedi) propone in forma di preghiera quanto la Chiesa indivisa delle origini ha creduto ed espresso di Maria nei suoi dogmi e nel suo universale consenso di fede. E' il più famoso degli inni che la chiesa ortodossa dedica alla Theotokos (Genitrice di Dio). Viene cantato nei venerdì della Grande Quaresima. Esso è stato composto nel quinto secolo A.D. ed è un capolavoro di metrica, ritmo, poesia, teologia e preghiera. La struttura metrica del verso greco è di una precisione che rasenta l'incredibile: le stanze sono strutturate in una costruzione architettonica, i versi sono incasellati, gli accenti predisporti in maniera perfetta, le sillabe sono numerate e le pause fissate. La perfetta architettura metrico - sillabica non toglie però le ali alla poesia che supera le regole strutturali in una melodia sempre nuova di temi, di immagini, di versi e di rime che elevano lo spirito nel loro equilibrio perfetto.
L'autore è sconosciuto
, esso è attribuito a Romano il Melode[1] (+ 560) ma anche ad altri personaggi importanti quali Sergio di Costantinopoli[2] (+ 638), Germano I di Costantinopoli [3](+ 733) e Giorgio di Pisidia[4] (+ 641).

La più plausibile soluzione è che esso sia stato nel tempo modificato, ridefinito, abbellito da ciascuno di questi autori e forse da altri e sia arrivato nella forma attuale fino a noi.
Esso si compone di 24 stanze. Dalla prima alla dodicesima di carattere storico, dalla tredicesima alla ventiquattresima di carattere teologico.
Le stanze dispari sono di argomento mariologico e quelle pari di argomento cristologico.
Le stanze Mariologiche dai versi 1 al 5 hanno come soggetto una introduzione narrativa, dal 6 al 17 sono formati da 12 acclamazioni e il diciottesimo ripete: Ave Vergine e Sposa.
Le stanze cristologiche dal verso 1 al 5 sono una introduzione narrativa e il sesto ripete “Alleluia”.
Esso incorpora in forma poetica le verità teologiche della fede cristiana.
Il dogma (verità) ha nella cultura occidentale il significato di “contrario  di errore”, mentre nella cultura orientale esso indica “ciò che non resta nascosto”, ha quindi un significato dinamico, non assolutistico.

v    
L’inno canta i dogmi cristologici del concepimento verginale – della maternita’ divina e del  parto verginale (dalla stanza tredicesima alla diciottesima);
v    
i dogmi mariologici / ecclesiologici: la perpetua verginita’ di Maria tipo della verginita’ della chiesa -  la maternita’ spirituale di Maria nella chiesa -  la protezione operante di Maria nella chiesa in cammino (dalla stanza diciannove alla ventiquattro).


[1] Il massimo dei poeti antichi bizantini, nacque verso il 490 in Emesa di Siria da famiglia israelita. Convertitosi al cristianesimo divenne diacono e si stabilì, sotto l’imperatore Anastasio I a Costantinopoli nella chiesa della Vergine alle Blacherne (blacherne è una località).

 [2] Aderì al Monotelismo nel 712, mentre era vescovo di Cizico, sotto le pressioni dell’imperatore. Nel 715, però, come patriarca di Costantinopoli, fece condannare l’eresia da un Sinodo. Per il suo atteggiamento favorevole al culto delle immagini fu deposto dalla sua dignità nel 730. Trascorse nella solitudine gli ultimi anni della sua vita.

 [3] Aderì al Monotelismo nel 712, mentre era vescovo di Cizico, sotto le pressioni dell’imperatore. Nel 715, però, come patriarca di Costantinopoli, fece condannare l’eresia da un Sinodo. Per il suo atteggiamento favorevole al culto delle immagini fu deposto dalla sua dignità nel 730. Trascorse nella solitudine gli ultimi anni della sua vita.  

[4] Originario della Pisidia. Fu diacono e visse sotto l’imperatore Eraclio e il patriarca Sergio con i quali fu in stretti rapporti.       

COMMENTO MARIOLOGICO ALL'INNO TRATTO DALLE LEZIONI DI PADRE FILIPPO CUCINOTTA

L’Angelo contrappone Maria ad Eva, la benedizione alla maledizione la gioia al dolore.
Eva era stata condannata a partorire nel dolore; Maria, per grazia, darà alla luce nella gioia.
Maria è la nuova Eva.
Dio è presente in Maria, la quale perciò è elevata ineffabilmente al di sopra degli uomini e degli angeli, diventando trono del Re divino e talamo delle sue nozze con la natura umana.
Mediante l’incarnazione di Dio e il verginale concepimento si opera una ricreazione della natura e delle sue leggi.
La verginale maternità introduce alla comprensione del mistero del Verbo Incarnato, di cui diventa prova inconfutabile;
essa è il primo miracolo di Cristo, è il compimento delle sue verità: perché Egli è Dio-Uomo:
-          come Dio, non poteva che nascere da una Vergine;
-          come uomo doveva avere una Madre: la Vergine-Madre.
Maria, Madre divina, congiunge cielo e terra con lo stupore degli Angeli e la rovina dei demoni.
La Madre di fronte al Figlio è come il virgulto o il tralcio di fronte al suo Germoglio, come il ramo che porta e possiede il suo Frutto, Maria produce e coltiva lo stesso Cultore del genere umano.
Per gli uomini la verginale Maternità diventa canale di misericordia e di grazie. Maria è come un campo ubertoso e una lauta mensa imbandita per tutti. Gesù è il pascolo delizioso che Ella offre alle anime e il loro rifugio. Più che l’incenso offerto da Zaccaria nel tempio, Maria è incenso e propiziazione del mondo: per lei Dio si chinò verso gli uomini, per lei gli uomini s’accostano fiduciosi a Dio.
La Vergine, Madre di Cristo - Agnello e Pastore - è paragonata ad un ovile chiuso, dove i fedeli trovano difesa contro gli assalti dei demoni e accesso al paradiso. Per lei Angeli e uomini gioiscono insieme.
Più che i pastori di Betlemme, veri propagatori e testimoni della Buona Novella sono gli Apostoli e i Martiri: dei primi Maria è l’eloquenza, dei secondi il coraggio, perché essi testimoniano il Cristo nato da lei, custodendo integro il dono della fede, di cui Maria è fondamento e prova.
Vestendo Cristo, Maria ci sottrae all’inferno e ci veste di gloria.
Vero astro è Cristo; Maria ne è la Madre, lo splendore che preannuncia la piena rivelazione del vero Dio.
E’ Lei che presenta Cristo come Signore ai Magi, spodestando così il diavolo, che con l’idolatria aveva usurpato per sé l’onore divino.
E’ Lei che, come ha liberato i Magi dai crudeli riti pagani e dall’adorazione del fuoco diffusa tra i Babilonesi, così libera pure noi dalle opere malvagie e dal fuoco delle passioni.
Non più una stella, ma la Vergine è vera guida dei fedeli e loro gioia.
Maria, in quanto portatrice di Dio, smaschera l’idolatria, dominio di Satana, e ne libera gli uomini.
Perché Madre di Dio, Maria è il mare che inghiotte il demonio, la roccia da cui erompono le acque salutari; la colonna di fuoco e di nube che guida e protegge il popolo di Dio, la dispensiera della vera manna, la terra promessa da cui scorre latte e miele.
Maria è il fiore e la corona dello stato verginale. Colei che luminosa manifesta sulla terra la vita del cielo.
Lo stato verginale proprio dei cieli aveva fatto il suo primo ingresso sulla terra nel paradiso; la terra da allora non l’ha più conosciuto fino alla venuta di Cristo: Maria, la Vergine Madre, è l’albero della vita; dona il Redentore ai condannati; intercede ed ottiene perdono dal Giudice; riveste gli uomini, spogliati del dono divino, perché di nuovo possano accedere a Dio e parlargli con fiducia, attratti dal desiderio dei beni che soli sono degni d’essere amati.  
La divina Maternità rapportata a Dio è un grande mistero; nessuno infatti potrà capire come una piccola creatura abbia potuto contenere, senza circoscriverlo, il Dio infinito; mistero che diventa ponte di transito alla cognizione dell’ancor più grande mistero del Verbo incarnato. La Maternità divina diventa sicuro vanto di tutti i credenti, anzi glorificazione della stessa natura umana, in quanto pone Maria al di sopra degli Angeli, costituendola trono stupendo di Dio. 
Grande e singolare privilegio, che congiunge in Maria le due  opposte prerogative della donna: la verginità e la maternità.
Era necessario che Dio prendesse carne da Maria per poterci salvare, abolendo il peccato ed aprendo il cielo. In tal modo la Maternità di Maria diventa per noi l’unico mezzo che ci introduce al possesso del regno di Cristo e dei beni eterni.
Maria è come il deposito della divina sapienza, la dispensa della divina provvidenza.
Maria diventa essa stessa un mistero che mente umana - pur affaticandosi - non potrà mai penetrare, che lingua non potrà mai esprimere. 
Ma per quanti credono con la stessa semplicità dei pescatori di Galilea, la Madre che verginalmente ha generato il Dio Salvatore diventa: esca che attira, argano che solleva, faro che illumina, barca che trasporta, porto che accoglie a salvezza.
Maria, gloria e sostegno della verginità, è l’unica porta che ci immette alla salvezza, l’iniziatrice e la causa della spirituale ricreazione. Questa rigenerazione trova la sua espressione più bella nello stato verginale che segue Cristo, autore della Verginità.
In rapporto al Cristo, è il talamo in cui il Verbo ha celebrato verginalmente i suoi divini sponsali con l’umanità. In rapporto alle vergini, spose del Verbo, è Colei che le nutre e le accompagna allo Sposo.
Maria è il veicolo della Luce divina che illumina gli uomini. Maria è la Madre della Luce, e perciò sorgente dei riti vivificanti. E’ la vera piscina di Siloe, che lava le brutture del peccato.
Maria, Madre di Cristo, acqua salutare, è come il fonte battesimale in cui il battezzando viene immerso o la coppa che gli versa sul capo l’acqua che rigenera e dà gioia: è come la fragranza dell’unguento crismale con cui viene unto ed è la vita del banchetto eucaristico, in quanto da lei il Verbo ha preso la Carne e il Sangue che a noi offre in cibo e bevanda. Maria è il tabernacolo di Dio, il vero Santo dei Santi, ove il Verbo ha posto dimora.
A motivo del verginale concepimento, Maria è la vera arca costruita con legni immarcescibili e indorati dallo Spirito Santo.
Il tempio aveva il suo tesoro; Maria è l’inesauribile tesoro da cui ognuno attinge la vita, è il diadema dei re, è il vanto dei sacerdoti.
Non il tempio di Gerusalemme anche se costruito come una fortezza sul Monte Moria, ma la Vergine è il baluardo della Chiesa e dell’impero cristiano; Colei che - come una volta l’Arca - conduce alla vittoria e sconfigge i nemici.
Maria è medicina corporale e salvezza spirituale.

                     


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