GIOVANNI PAOLO II°

 

 
 
                                         

 

 

Karol Jozef Wojtyla, con il nome di Giovanni Paolo II è stato il 263° successore di Pietro. Egli fu eletto Papa il 16 Ottobre 1978.
Karol Jozef nacque a Wadowice, a 50 Km da Cracovia il 18 Maggio 1920 e fu ordinato sacerdote a Cracovia il 1 Novembre 1946. Il 4 luglio 1958 Papa Pio XII lo consacrò vescovo di Ombri e ausiliare di Cracovia e nel 1964 divenne Arcivescovo di Cracovia sotto il pontificato di Paolo VI che lo nominò cardinale il 26 giugno 1967.
Dall'inizio del suo pontificato papa Giovanni Paolo secondo ha compiuto 104 viaggi apostolici nel mondo. E' stato il Papa della comunicazione e il Papa dei giovani. Nessun papa aveva mai incontrato tante persone, alle sue udienze generali del mercoledì hanno partecipato più di 17 milioni e seicento pellegrini. E' morto a Roma nel suo alloggio nella città del vaticano alle ore 21.37 di sabato 2 aprile 2005 ed è stato sepolto nelle grotte vaticane l'8 Aprile. 
Il suo pontificato durato 26 anni, 5 mesi e 17 giorni è al secondo posto fra i pontificati, preceduto da quello di Pio IX durato 31 anni e 7 mesi. (Notizie tratte dal sito del Vicariato di Roma)

Riportiamo alcuni scritti di Papa Wojtyla, alcuni di essi possono essere scaricati dalla sezione download.

Alzatevi, Andiamo

Il comando di Cristo
adorazione eucaristica
Guidaci verso di Lui
Totus Tuus
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Alzatevi, Andiamo!

"Quando giunse la "sua ora", Gesù disse a coloro che erano con Lui nell'orto del Getsemani, Pietro, Giacomo e Giovanni, i discepoli particolarmente amati: "Alzatevi, andiamo!". Non era Lui solo a dover "andare" verso l'adempimento della volontà del Padre, ma anch'essi con Lui. Anche se queste parole significano un tempo di prova, un grande sforzo e una croce dolorosa, non dobbiamo farci prendere dalla paura. Sono parole che portano con se anche quella gioia e quella pace che sono frutto della fede. In un'altra circostanza, agli stessi tre discepoli Gesù precisò l'invito così: "Alzatevi e non temete!". L'amore di Dio non ci carica di pesi che non siamo in grado di portare, né ci pone esigenze a cui non sia possibile far fronte. Mentre chiede, Egli offre l'aiuto necessario. Parlo di questo da un luogo in cui mi ha condotto l'amore di Cristo Salvatore, chiedendomi di uscire dalla mia terra per portare frutto altrove con la sua grazia, un frutto destinato a rimanere. Facendo eco alle parole del Maestro e Signore, ripeto perciò anch'io a ciascuno di voi: "Alzatevi, andiamo!". Andiamo fidandoci di Cristo. Sarà Lui ad accompagnarci nel cammino, fino alla meta che Lui solo conosce. "
(
Giovanni Paolo II - da Alzatevi, Andiamo - Mondadori editore
)

Il comando di Cristo

... Il comando di Cristo incalza ogni pastore: Andate e ammaestrate tutte le nazioni ... vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga.
Nel pastorale che porto vedo simboleggiati tre compiti: sollecitudine, guida, responsabilità. Non è un segno di autorità nel senso comune del termine, né un segno di di precedenza o di supremazia sugli altri. E' un segno di servizio. Come tale, è segno della doverosa sollecitudine per le necessità delle pecore, perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza (Gv 10,10).
Il vescovo deve dirigere e fare da guida. Sarà ascoltato e amato dai suoi fedeli nella misura in cui imiterà Cristo, Buon Pastore, "che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti" (Mt. 20,28).
... Capita a volte di sentire qualcuno che difende il potere episcopale inteso come precedenza: sono le pecore, afferma, che devono andare dietro al pastore e non il pastore dietro alle pecore. Si può essere d'accodo con lui, ma nel senso che il pastore deve andare avanti nel dare la vita per le sue pecore; è lui a dover essere il primo nel sacrificio e nella dedizione... Il Vescovo ha la precedenza nell'amore generoso per i fedeli e per la Chiesa, sul modello di san Paolo: "sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la chiesa" (Col. 1,24). (da Alzatevi, andiamo! Mondadori editore)

Lettera sull'adorazione eucaristica

Gesù non è più presente in mezzo agli uomini allo stesso modo in cui lo fu lungo le strade della Palestina.
La sua presenza è ora di un altro ordine.
Ogni volta che nella Chiesa celebriamo l'Eucaristia, noi ricordiamo la morte del Salvatore, annunciamo la sua risurrezione, nell'attesa della sua venuta. Nessun sacramento è dunque più prezioso e più grande di quello dell'Eucaristia; ricevendo la comunione veniamo incorporati a Cristo. La nostra vita è trasformata e assunta dal Signore.

...La contemplazione prolunga la comunione e permette di incontrare durevolmente Cristo, vero Dio e vero uomo, di lasciarsi guardare da lui e di fare esperienza della sua presenza. Quando lo contempliamo presente nel Santissimo Sacramento dell'altare, Cristo si avvicina a noi e diventa intimo con noi più di quanto lo siamo noi stessi; ci rende partecipi della sua vita divina in un'unione che trasforma e, mediante lo Spirito, ci apre la porta che conduce al Padre, come egli stesso disse a Filippo "Chi ha visto me ha visto il Padre".

La contemplazione, che è anche una comunione di desiderio, ci associa intimamente a Cristo e associa in modo particolare coloro che sono impossibilitati a riceverlo.

Rimanendo in silenzio dinanzi al Santissimo Sacramento, è Cristo, totalmente e realmente presente, che noi scopriamo, che noi adoriamo e con il quale stiamo in rapporto.

Non è quindi attraverso i sensi che lo percepiamo e gli stiamo vicini. Sotto la specie del pane e del vino, è la fede e l'amore che ci portano a riconoscere il Signore, Lui ci comunica pienamente "i benefici di questa redenzione che ha compiuto".
(Dalla lettera sull'adorazione eucaristica - XLVII Congresso Eucaristico Internazionale - 18-25 Giugno 2000).

 

Guidaci verso di Lui

Nostra Signora,
insegnaci il tuo affidamento,
la tua speranza ed il tuo amore.

Insegnaci ad andare
incontro al tuo Figlio.
Guidaci verso di Lui.
Che Lui sia la risposta
a tutte le nostre domande.

Insegnaci ad andare incontro
agli altri uomini,
forse più poveri e più soli
di ciascuno di noi.

Insegnaci a servire la vita
dal suo concepimento
fino alla morte naturale.

Insegnaci ad accogliere
questa vita.
Che i nostri cuori siano aperti,
che siano aperte
le case e i paesi.

Liberaci dalla paura,
affinché possiamo
aprire le porte
al Salvatore del mondo
e dell'uomo.
(da Totus Tuus nel tempo e nell'eternità - preghiere a Maria)

Totus tuus

Vergine, Madre del mio Dio,
fa' che io sia tutto tuo!
tuo nella vita, tuo nella morte,
tuo nella sofferenza,
nella paura e nella miseria;
tuo sulla croce
e nel doloroso sconforto.
Tuo nel tempo e nell'eternità.
Vergine; Madre del mio dio,
fa' che io sia tutto tuo!

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